La convinzione di molti, anzi forse di tutti, è che in caso di un infortunio più o meno grave per essere risarciti del danno basti la copertura “pubblica” ovvero quella a cui ognuno di noi contribuisce, dipendente o libero professionista che sia, con la propria quota di imposte.
In pochi sanno che le regole previste dall’INPS per l’erogazione di una pensione sono invece MOLTO rigide e prevedono che NON venga erogata alcuna somma se il danno subito dall’infortunato sia inferiore al 66,6% (pari ai 2/3 della capacità lavorativa!).
Ciò significa che per tutti gli infortuni che causino danni inferiori NON è previsto alcun risarcimento da parte del servizio pubblico, una sorpresa alla quale sarebbe meglio trovarsi di fronte quanto meno preparati.
Ma esistono altre condizioni (fermandoci alla linea generale) per poter accedere a tale prestazione una delle quali è il raggiungimento di almeno 5 anni di contribuzione, di cui almeno 3 nel quinquennio precedente alla data della domanda di assegno, situazione purtroppo non uguale per tutti.
Non molti sanno che, anche a questo problema, si può dare una risposta con una copertura assicurativa, si tratta di una soluzione nata in Gran Bretagna che si sta diffondendo anche in Italia, dove sta cominciando ad affermarsi in relazione agli evidenti cambiamenti del tessuto sociale e famigliare di cui si parlava sopra.
Per definizione inoltre, la pensione di inabilità viene erogata in seguito alla cessazione di ogni attività lavorativa subordinata o autonoma ed è incompatibile con qualsiasi reddito da lavoro.
Ma ancora, chi sa che un ulteriore particolarità dell’assegno della pensione di inabilità è quella di non avere una durata prefissata ma di prevedere che eventuali accertamenti possano dar luogo, in caso di miglioramento delle condizioni fisiche, alla sua riduzione fin anche alla sua revoca?
Possiamo infine affermare con certezza, e sulla base di diverse simulazioni, che, in caso di inabilità superiore al 66% l’assegno di pensione erogato copre circa il 36% del reddito disponibile, che arriva a circa il 67% con inabilità al lavoro totale (100%).
La conclusione ?
Il rischio di invalidità viene spesso sottovalutato, sebbene sia circa 5 volte superiore al rischio di premorienza in quasi tutte le età.
Ma il pericolo di rimanere invalido, e quindi di non produrre più reddito, non va affatto sottostimato, perchè le conseguenze economiche per la famiglia possono essere decisamente gravi, dato che al mancato reddito da lavoro si somma l`onere delle cure e l’assistenza all’ invalido.
La quantificazione del rischio, e quindi del danno potenziale, deve partire dalla consapevolezza che la copertura pubblica NON PUO’ considerarsi risolutiva ed aprire la mente ad a un ventaglio di soluzioni assicurative mirate all’esigenza del singolo fabbisogno e del nucleo familiare che SOLO UNA POLIZZA INFORTUNI può colmare.
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